Poesie
Epidemia
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Non c’è pace in questo silenzio irreale.È quiete di milioni di battaglie appena al disotto dell’invisibile.È continuo accanirsi tra resa e resistenza l’epifania della vita. È la storia del mondo, biologica lotta per sopravvivere, Una sola elica contro la supponenza della complessità,altrettanto fragili, infinitamente piccoli,ben altre miserie ci affliggono,ben
La Sardegna raccontata a mia figlia
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A Eleonora, perché sappia sempre dove sono le sue radici. Cantano le cicale, all’ombra dei ginepri, la Sua storia millenaria, scavata nella roccia a forza di marea, e qui, nella polvere di ogni mancato temporale, per questo rivolo morto, tra lentisco e ginestre, scorre il sangue tuo, e per
La piena
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Riflessioni dal ponte Borbotta il fiume le tempeste e i temporali passati e tra gli argini scivola via per mai voltarsi indietro. Nel suo impeto minaccia ogni prossimità e non si arresta e non si placa. Così è il vivere, trascinando i detriti dei ricordi, strappando radici
L’albero della vita
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Se solo avessi trascinato speranze sotto i miei passi stanchi, avrei ancora occhi per inseguire orizzonti e distese di germogli da veder crescere, orme di fango da riempire, vene d’acqua da liberare, avrei ancora coraggio per aprire finestre al giorno che insiste e mani nude per scardinare il
Natale
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Una cascata di luci sulle tue bianche pareti, Vicenza, il buio ti è amico anche stasera, pungente di brezza sotto i colonnati, simmetrie, altezze, perimetri mai casuali. Una vena di acque torbide attraversa le tue fatiche, trasudando antichi travagli. all’ombra del leone alato. Cosa mi celi ancora Vicenza,