Il secolo a cavallo

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L’ombra lunga del ‘900

 

Sono nata il 28 settembre del 1982. Nascere alla fine di un secolo può essere definito un privilegio storico: è quell’età in cui si vive un travagliato passaggio, ed è periodo di crisi, come tutte le cose che muoiono senza avere ancora il necessario ricambio; si ha, insomma, la sensazione idealistica (nel senso filosofico) di stare con un piede nel passato e uno nel futuro, in un secolo a cavallo, in un presente nefasto, pieno di contraddizioni, in cui la dialettica storica non è capace di prevedere una sintesi che travalichi il suo tormentato conflitto.

Munch - L'UrloPesa l’ombra lunga del ‘900, tutt’altro che un secolo breve, in cui la generazione che l’ha dominato è ancora viva, in parte, considerato che l’aspettativa di vita è aumentata, non riuscendo a superare i suoi schematismi. E si badi, con questo non annullo affatto l’opposizione Destra vs Sinistra, non cerco una riconciliazione con il Fascismo, me ne guardo bene, né intendo trovare giustificazioni alle turpitudini del Socialismo Reale, lungi da voler affiancare due fenomeni assai diversi. Piuttosto, la ferita mai rimarginata che dal ‘900 ci trasciniamo, ci impedisce di guardare con lucidità e analisi critica agli avvenimenti sulle cui macerie dovremmo ricostruire la nostra identità, oltre il ‘900.

Spetta alla mia generazione porre le basi di questa ricostruzione, ma il pesante fardello, che la generazione che ci ha preceduto ci fa ereditare, finisce per tarparci le ali, lasciando una contingenza di affamata precarietà, analfabetismo politico diffuso, ovvero una debolezza esistenziale che pericolosamente è attratta dai populismi di varia matrice, incoscienza, incapacità di cogliere, nel recente passato, le tentazioni reazionarie spacciate per il nuovo che avanza.

Sovversivismo emotivo e caotico come leva al prolungamento di una rivoluzione passiva che lentamente ha corrotto la società intera, dove le idee scompaiono per far posto alla dittatura del pensiero unico neo liberista che finge una dialettica politica dell’apparenza, dove le voci fuori dal coro si fanno tacere, criminalizzandole. Già visto, già accaduto. È la storia che si ripete e non riusciamo a spezzare la catena degli eventi.

In questa chiave è da leggere la vittoria del Movimento 5 Stelle, i cui rimandi “fascisteggianti” farebbero rabbrividire chiunque, se avessimo una generale coscienza politica e democratica, o ancora il Movimento dei Forconi, gestito e diretto dalla Mafia, fiancheggiato dall’ala più berlusconiana e dal neo fascismo, in cui la buona fede dei più impreparati rischia di diventare complice di un Colpo di Stato più volte rivendicato. No grazie, la mia battaglia non veste rivendicazioni che possano ledere la Repubblica, faticosamente e sanguinosamente ottenuta con la lotta contro il Fascismo e la laboriosa edificazione costituzionale.

E sempre in questo senso è bene analizzare la sconfitta della battaglia per l’egemonia che i partiti di origine marxista e socialista hanno subito, spiazzati dalla “caduta del Muro”, per dirla in breve, e imbarazzati dal loro passato comunista, a cui si aggiunge il settarismo povero dei più piccoli, o meglio dovuta all’incapacità della propria classe dirigente di fare i conti con la propria Storia. I 20 anni di Berlusconismo sono il cancro che ha invaso la società italiana, in cui l’affermazione di Renzi, figlia di quel ventennio, diventa espressione di una politica fatta di personalismi, di giochi lobbistici e di marketing spudorato. Certo è che il linguaggio della politica è cambiato, ma non ci deve spaventare il come, ma piuttosto il cosa: sono le idee di questa Sinistra in cui i valori fondanti si sgretolano nel nome della novità, o ancora quelle del neonato M5S, che mi lasciano una profonda inquietudine. Renzi, lo giudicheremo nei fatti, ma sono le premesse che mi preoccupano.

Con la morte di certe personalità imponenti del ‘900, penso a Rita Levi Montalcini per la sfera scientifica, piuttosto che a Nelson Mandela per la politica, e la lista si fa lunga per cui mi fermo qua, che mi trovo a considerare una vera e propria morte, non solo degli individui, ma del ‘900 stesso. Eppure, fatichiamo ancora a staccarci da questo secolo così denso, visto che nel 2013 ancora pesa enormemente. Io vorrei che lo superassimo, non intendendo disconoscerlo, anzi, credo sia evidente che abbiamo un’eredità importante su cui riflettere. Spetta, ripeto, alla mia generazione raccogliere il testimone, ma per correre con le proprie gambe. S.C.

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