Caro Achille, ti scrivo …

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La mia lettera aperta al Sindaco di Vicenza Achille Variati, e il caso non finisce qui …

 

Stimato Sindaco Variati,

sono una cittadina disabile che da circa un anno risiede nella città di Vicenza. Ho accolto con molto entusiasmo la scelta, da parte dell’amministrazione comunale, di celebrare il nuovo sistema d’illuminazione di Piazza dei Signori con il concerto gratuito del maestro Ennio Morricone. Come molti vicentini, ho seguito le istruzioni per poter avere i biglietti gratuiti e poter quindi partecipare a questo evento, nella splendida cornice prescelta.

Cercherò di non dilungarmi e arrivo subito al dunque: non è stato previsto un numero di posti riservati ai disabili, questo ha fatto sì che anche un cittadino con problematiche fisiche importanti, dovesse avventurarsi nella ressa davanti ai cancelli del Cinema Odeon, dove, come sapete, venivano consegnati i biglietti. Non faccio fatica a ritenere che in molti abbiano rinunciato per le problematiche legate alla loro condizione e agli orari scelti, io stessa con molta fatica ho provato ad avere i biglietti nelle due sessioni di lunedì e martedì senza fortuna: il martedì alle nove del mattino mi si chiudevano le transenne davanti ai miei occhi, sostenendo il tutto esaurito.

Mi sorprende tristemente che l’amministrazione comunale si sia affrettata a riservare un settore per gli sponsor, ma abbia dimenticato, come vorrebbe la prassi, un numero di posti riservato ai disabili. Dunque, io non potrò sedere per godermi il concerto, e nonostante la mia sclerosi multipla dovrei riuscire con sacrificio a intravedere qualcosa in Piazza delle Biade, sperando che le mie gambe mi assistano, vista la mia disabilità minima.

Il fatto è che per questa grave disattenzione molti altri vicentini disabili non hanno nemmeno provato a presenziare all’evento, una svista, perché credo che sia questo il caso, che ha come conseguenza una discriminazione indiretta sulla cittadinanza con handicap. Come disabile, mi accorgo ogni giorno delle tante “sviste” sulle barriere architettoniche che una città, virtuosa in molti campi, e penso alle nuove piste ciclabili in costruzione, alla valorizzazione del patrimonio artistico e al progetto per le energie rinnovabili, di cui con orgoglio ho scritto e pubblicato come giornalista freelance, lascia come segno di una civiltà ancora in divenire.

Una città a misura di disabile è anche una città a misura di anziano e di bambino, significa superare lo stigma del portatore di handicap come peso sociale e gli restituisce il diritto all’indipendenza e all’autonomia. Mi occupo di volontariato da ben otto anni nel campo della sclerosi multipla e, essendo una malattia sistemica, ho conosciuto molteplici disabilità e ho imparato a gestire le mie adeguandomi all’inefficienza degli enti pubblici e privati. Voglio pensare che nel futuro non dovremo essere noi disabili ad adeguarci a una società incapace di mettersi nei panni dei più deboli, piuttosto che sia la società ad adeguarsi alle diversità e complessità reali.

Pensavo che l’idea del “malato”, dello “storpio” da rinchiudere in casa fosse un retaggio retrogrado del Meridione, da cui provengo. Invece, mi accorgo che le battaglie sono sempre le stesse anche nel “civilissimo Nord-Est”.

Io sono sicura che questa giunta comunale ha la sensibilità per comprendere e sono certa sarà capace di darne dimostrazione. Perché dunque questa mia lettera non cada nel dimenticatoio, io do la mia disponibilità, fornendo la mia esperienza e le mie competenze, a collaborare con il Comune di Vicenza perché anche il cittadino disabile possa vivere appieno la sua città.

Molto cordialmente,

dott.ssa Stefania Calledda

 

To be continued …

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  1. Posted by Salvatore

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