Gramsci per una sera a Vicenza

Antonio Gramsci

Antonio Gramsci

Il testo che segue è il mio intervento introduttivo alla serata dedicata al filosofo sardo, “Gramsci raccontato per immagini”, una sorta di biografia in cui Giuseppe Manias, responsabile della biblioteca gramsciana di Ales, avvalendosi di fotografie e documenti, percorre la vita di Antonio Gramsci.

Recupero il mio status di “studiosa”, diciamo così, per quel “dott.ssa Calledda” con cui a me si rivolge Manias, restituendomi al mio impegno e ai miei studi, mentre mi riprende per la mia cadenza ormai troppo veneta. Certo, non avrei mai pensato che la dott.ssa Calledda sarebbe finita a imparare il linguaggio tecnico della logistica, a immergersi in un luogo di lavoro assai lontano dai miei trascorsi accademici, a dividere il caffè con magazzinieri e autotrasportatori. Ma proprio Gramsci mi ha insegnato a imparare, conoscere, capire e approfondire proprio da chi svolge un lavoro manuale, perché “tutti gli uomini sono filosofi”, semplifico così, e ancora una volta, così come è accaduto e accade all’interno dei reparti ospedalieri in cui mi capita di trovarmi, assorbo materiale umano, la vita si dispiega davanti ai miei occhi, mentre cerco categorie per interpretarla, grazie al privilegio dei miei studi, della mia intelligenza. A me resta il compito di raccontarla.

È quindi doveroso ringraziare l’Associazione culturale Grazia Deledda di Vicenza, che ha reso possibile l’incontro tra la città di Vicenza e Gramsci, e ovviamente Giuseppe Manias, per il suo intervento coinvolgente e ricco, rimandando a nuovi incontri.

Il prossimo evento sarà dedicato alla storia della Sardegna dell’800, con la presentazione del libro di Gianni FresuLa prima bardana”, ma di questo ne parleremo più avanti. Ancora una volta, la storia della Sardegna si intreccia con la storia d’Italia e quella europea, ancora una volta la Sardegna ci aiuta a comprendere la contingenza.

 

21 Marzo 2014

Oggi iniziamo il nostro percorso di conoscenza della Sardegna: ho deciso di organizzare questa serie di incontri perché ho ritenuto necessario, considerato lo scopo delle associazioni fondate da emigrati sardi, affrancare la Sardegna e la cultura sarda dall’immagine stereotipata comune, ho inteso restituirne il suo ruolo concreto, materiale, all’interno delle dinamiche storiche e sociali che fin qui ci hanno condotto. Il ciclo di appuntamenti non è quindi rivolto soltanto ai sardi, ma bensì ai vicentini e a tutti coloro che vogliano cogliere l’opportunità di leggere la realtà che ci circonda attraverso una diversa lente, scoprendo più affinità, che differenze.

La Sardegna quindi non è quell’isoletta lontana, fuori dal tempo e dalla storia, buona soltanto per le vacanze. La verità è che mille fili legano la Sardegna al resto d’Italia e all’Europa, e proprio al Veneto. Lo vedremo, vi dimostrerò che il nostro patrimonio di specificità e identità è patrimonio di tutti, anche di chi sardo non lo è.

Proprio per questo iniziamo da Antonio Gramsci, certo un sardo, ma soprattutto uno degli intellettuali che meglio hanno segnato il ‘900, lasciandoci un’eredità culturale e filosofica impressionante. Sardo, ripeto, ma anche l’italiano più tradotto al mondo dopo Dante, i cui concetti di egemonia, intellettuale organico e intellettuale collettivo, o ancora il concetto di subalterno riempiono i discorsi della nostra politica contemporanea, spesso inconsapevolmente, per ignoranza, non riconoscendone la paternità. Pensiamo alle Lettere dal Carcere, dove Gramsci ricorda la sua infanzia passata in Sardegna, tradotte in tutte le lingue del mondo, i passaggi in lingua sarda, le favole della tradizione isolana, pensate quale grandezza.

Oggi è qui con noi un gradito ospite, Giuseppe Manias, responsabile della Biblioteca Gramsciana di Ales, il cui inestimabile patrimonio ne fa un importante e necessario centro di divulgazione e approfondimento per gli studi gramsciani. Nel 2007 ha curato per i Quaderni Tresso la bibliografia dell’unico discorso parlamentare di Antonio Gramsci e ancora, sono stati pubblicati due suoi saggi dal titolo “Antonio Gramsci e il movimento anarchico nel periodo de L’ordine Nuovo” e “Camillo Berneri tra Antonio Gramsci e Carlo Rosselli”. È spesso impegnato in convegni e in attività divulgative nelle scuole sul pensatore alerese.

Prima di cedere la parola a Giuseppe, ed entrare nel vivo della serata, voglio leggere le parole di Palmiro Togliatti, proprio su Gramsci:

Palmiro Togliatti

Palmiro Togliatti

“Sardo fu Antonio Gramsci; sardo di nascita; sardo perché amo la sua terra d’immenso amore, l’amò così com’essa è, con la sua bellezza semplice, con le sue asperità, con i suoi contrasti, con le sue sofferenze, con le sofferenze del popolo sardo che egli conobbe, comprese, condivise. Immagini di questa terra accompagnarono il nostro compagno indimenticabile fino agli ultimi giorni della sua esistenza: teneri ricordi d’infanzia, memorie di scuola che ritroviamo oggi nelle sue lettere, espresse con parole semplici, nobilissime, lontane da ogni infingimento letterario, da ogni artificio di declamazione oratoria. E voi vedete Gramsci vicino alla morte, racchiuso nelle quattro pareti di una cella dalla quale non uscirà mai più, rievocare, so9gnare la sua terra, pensare ai giorni in cui, ragazzo, andava per queste campagne arse dal sole, a caccia degli uccelletti e delle bisce; rievocare «la valle del Tirso sotto S. Serafino, il lago che il fiume forma sotto la chiesa e le gallinelle che uscivano dai canneti per nuotare verso il centro e i salti dei pesci che cacciavano le zanzare». La Sardegna, come essa è nella sua natura e nei suoi uomini, visse eterna, fino alla morte, nell’animo del grande figlio di questa terra.

Ma sardo fu Gramsci perché dalla conoscenza delle condizioni e dei dolori della sua terra, dalla conoscenza delle sofferenze del popolo che l’abita venne a lui l’impulso a porre in modo nuovo, diverso, i problemi del rinnovamento non soltanto della vita della Sardegna, ma della vita e della struttura di tutta la società italiana. Sardo fu questo impulso, di qui esso partì. Questo non dimenticheremo mai. Questo non potremo mai dimenticare”

 

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