D’Altri naufragi: le tappe del tour (1)

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Ogni tappa del tour di promozione della raccolta D’altri naufragi sarà anche un pezzo del puzzle, una chiave di lettura in più, per comprendere i testi. Ogni libro è un mondo e ancora di più i versi hanno la capacità di spaziare e restituirci un’appartenenza e un volo dispiegato verso confini sconosciuti. Mi spiace per chi non è potuto essere presente perché ogni presentazione rappresenta un’opportunità irripetibile di rendersi partecipe di questo viaggio che è insieme partenza, naufragio e arrivo. Intanto, vi concedo un’altra occasione, se appena avrete il tempo di soffermarvi sulle parole che seguiranno.

Arrivederci in Veneto in autunno.

 

Nuoro, 11 maggio 2011: Isa Sarullo e Stefania Calledda

Nuoro, 11 maggio 2011: Isa Sarullo e Stefania Calledda

Nuoro: il tema della sopravvivenza

 

Ero la radice testarda:

nel fango, resistevo all’urto della piena.

D’altri Naugragi, pag. 43

 

Quando Lisa Dal Lago, studentessa all’Accademia delle Belle Arti di Venezia, l’amica che ha lavorato all’illustrazione che introduce D’altri naufragi, mi ha chiesto come immaginavo la copertina della raccolta, io ho subito concentrato le mie riflessioni sul naufragio, perché è intorno a esso che si snoda l’intero percorso intellettuale.

Il naufragio nella mia immaginazione era già un disastro compiuto di cui rimanevano soltanto pochi resti sul pelo dell’acqua a ricordarci di un “fu”, un “era stato”. Dunque, ritornava perentoria l’immagine, nella mia testa, del galleggiare di un violino: sulle grandi navi c’è sempre un’orchestra, mitica rimane quella del Titanic, se vogliamo la storia del naufragio per eccellenza, che suonò fino all’inabissamento. Ecco allora che il violino che sovrasta l’abisso non è che l’immagine di una sopravvivenza e a sopravvivere è l’arte, il meglio dell’umanità, l’espressione più alta che l’uomo abbia reso mai sulla terra. Di ogni naufragio del mondo è questo che rimane, il meglio di noi.

Ma il tema della sopravvivenza accompagna l’intera raccolta perché altro non è, la stessa silloge, che la storia di una sopravvivenza, la mia:

 

Disincanto

 

È

la corda di un violino

che non suona,

una lenza

che non sa nutrirti,

la punta di un ago

che hai dimenticato,

la carta di una lettera

che non spedirai mai,

la lama sottile di un coltello

che non cercavi:

non ti ucciderà,

sanguinerai appena.

D’altri naufragi, pag. 37

 

Semplicemente io, prima della presentazione

Semplicemente io, prima della presentazione

La poesia citata esprime compiutamente il tema della sopravvivenza: la delusione, il disincanto appunto, ci ferisce, ma non ci uccide. Sono evidenti due aspetti: da una parte l’inutilità della delusione, provata per qualcuno o per qualcosa (il violino che non suona, la lenza che non è capace di nutrire etc.); dall’altra il suo potere di aggressione verso l’io, che però non provoca la morte, piuttosto una ferita sottile. Si badi, quel “sanguinerai appena” è ironico, nessuna delusione ci ferisce appena, ma ci devasta e lascia cicatrici. Eppure sopravviviamo.

Le poesie evidenziano dall’inizio alla fine una lotta disperata per sopravvivere, un “nonostante tutto” che solo alla fine diviene capacità di vedere la vita come una trama sterminata di opportunità. Per arrivare a queste conclusioni, però, dobbiamo attraversare il momento del naufragio che si evidenzia attraverso l’immobilismo, l’aridità, l’incompiutezza. È nella catastrofe, nel naufragio appunto, che ci si riappropria di quell’istinto primordiale, che ci restituisce la necessità del minimo, l’importanza del piccolo, la meraviglia dell’indecifrabile.

Ma per parlare di questo, dovremo spostarci a Cagliari. S.C.

 

Dove trovare il libro

è ordinabile  in tutte le librerie

( Sardegna: Agenzia Libraria Fozzi e Maria Cristina Vigliotta; Italia: Libro Co Italia – Cav Giovanni Russano)

e reperibile anche su

La Riflessione, Amazon, IBS, Libreria Universitaria

 

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