Shopping pericoloso

E poi, entri in un grosso centro commerciale vicentino, t’infili in un negozio, convinta che comprerai solo quello che ti serve, non un capo in più, non un accessorio in più, e invece t’imbatti in una delle commesse, veneta per giunta, che ha tanti anni di esperienza e ti ha già individuata: disorientata, spaurita in mezzo a tanto capitalismo sanguinario, che dalla vetrina agli scaffali ti corrompe.

Sei debole, loro lo sanno, ti annusano subito, tu non sai dire di no e loro sono le dirette discendenti di Marco Polo, non puoi nulla, secoli di storia del commercio contro la tua sprezzante disapprovazione del consumismo: vincono loro, lo sai.

Entri indifesa, ti accolgono con un sorriso e ti chiedono «posso aiutarla?», e tu, povera scema, rispondi ingenuamente «sì, avrei bisogno di una borsa». E no, tu avevi bisogno di una borsa, in realtà ti si apre un mondo.

«Ha già visto qualcosa che le interessa?» dice la commessa, cercando un appiglio sul quale montare la sua strategia, la sua tela di ragno che inizia a tessere. «Sì, sarei interessata a questo bauletto», dico con fermezza. «Ottima scelta, di questa abbiamo una linea splendida, vede», mi dice allora indicandomi la serie di borse con stessa fantasia, «Può scegliere quella più grande, quella un po’ più piccola e abbiamo anche la pochette». È finita, lo senti, lei ha solo iniziato, dovrai cercare di resistere, sarà una dura battaglia, ma lei la spunterà, tu pensavi di avere bisogno di una borsa, povera illusa, invece, avevano già pronta un’intera linea e faranno leva sul tuo senso estetico e la necessità degli abbinamenti, lo sanno che sei debole, lo sanno.

«No, resto sempre dell’idea che prenderò il bauletto» ribadisci allora, con la schiena dritta e la voce ferma, cercando di mantenere almeno un po’ di dignità rispetto alla tua disfatta. E lì che la commessa mi schernisce con un sorrisino, mentre cambia bancone e tira fuori un cassetto: «abbiamo anche il portafoglio della stessa linea, ne abbiamo tre tipi, scelga pure quale potrebbe fare al caso suo!». Oh no, pensi allora, mentre ti fa notare le sottili differenze tra i vari modelli, il portafoglio mi serve davvero, lo devo prendere. «Prendo questo, ormai fanno le carte per tutto, biglietti da visita, bancomat, sì prendo questo», e da lì parte la conversazione amichevole sul fatto che è proprio vero, che per ogni esercizio commerciale fanno la tessera-cliente o cose simili.

Pensi di avere finito e fai un passo verso la cassa, ma ti sbagli: «Ah dimenticavo…», mente spudoratamente la commessa (loro non dimenticano, fingono, ma sapeva che l’avrei comprata dal primo momento che ho messo piede in quel negozio), «…abbiamo anche la cintura double-face da abbinare, guardi che carina, con un semplice movimento lei potrà scegliere quale cintura indossare, secondo il capo o le scarpe sulle quali le deve abbinare, ovviamente perché immagino metterà le scarpe intonate con la borsa». «Sì, infatti, va bene la prendo, molto carina in effetti, poi mi piace questa possibilità di cambiare colore, le pensano proprio tutte» commento giocosamente, mentre dentro di me impreco con ben altro stile un “maledetto capitalismo, le pensano tutte per spennarti!”.

Ora sudi freddo, pensi che la tortura sia finita, che riuscirai a non farti derubare ulteriormente, che sì, ce la puoi fare.

Invece, non avevi pensato l’impensabile: «Ah, di questa linea abbiamo un carinissimo foulard in seta leggera, che riprende sempre la fantasia della borsa, guardi che eleganza e tocchi, tocchi pure» mi dice, avvicinandomi la confezione con in bella mostra il capo.

Mi giro verso il mio compagno tra l’allibito e il vinto, poi lascio scivolare il foulard tra le dita. Sì, questo è il tocco di classe finale, questo è decisamente troppo bello per lasciarlo qui, bisogna prendere atto che non si può nulla contro le eredi di Marco Polo. «Beh sì, non posso non prenderlo, davvero eccezionale».

Lei sa quando è il momento di porre fine al supplizio e chiude così.

Ovviamente alla cassa, ti spetta anche la tua tessera-cliente, immancabile fidelizzazione finale del consumatore. «Complimenti, ha fatto davvero un’ottima scelta» sostiene, dandomi l’estremo saluto.

Usciti dal negozio, mi allontano velocemente commentando al mio accompagnatore: «Andiamo via, questi riuscirebbero a vendere ghiaccio agli eschimesi». S.C.

 

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