Lettere dal nord-est

Autore: | Pubblicato in Vicentini per caso 2 Commenti
In che lingua si dice, in che nazione,
in quale umanità s’è mai imparato
il verbo che può dar ordine al caos
che in questo turbinio s’è formato?
Che sussuro di vento, che dorato
canto d’uccello su in alto posato
può dire, a voce, quello che, tacendo,
nel silenzio degli occhi confessiamo?

José Saramago, Nel silenzio degli occhi

Carissima L***,

ho già messo l’acqua per il tè; se ti soffermi per un attimo, forse potrai sentire già il suo ribollire e il tintinnare dei cucchiaini che già sfodero per il nostro rito pomeridiano delle stagioni più fredde. L’infusiera, che mi hai regalato, terrà al caldo i nostri ricordi e se guardi giù, nel fondo, mentre i granelli di zucchero vanno poggiandosi delicatamente, ti sembrerò meno distante e sentirai lamentarmi ancora, perché per noi barbaricini il mare è sempre ostile e Cagliari è troppo umida.

Lo so, metto sempre troppo zucchero e preferisco il tè sfuso dagli aromi più improbabili e stucchevoli, come queste mie lettere, carteggi come acquerelli dai colori pallidi e tinte poetiche di arazzi rinascimentali che forse solo una grande lettrice come lo sei tu, può apprezzare. Adoro ancora quelle scatole di biscotti alla vaniglia che mi addolciscono la vita e profumano le nostre chiacchierate.

Diluisci nella tazza, ancora una volta, quel velo di tristezza dei tuoi occhi, il vapore appannerà ancora i miei occhiali e nasconderò la mia empatia, fingerò un po’ di cinismo, quel contegno distinto generato dalla mia sardità. Non sono mai stata abbastanza convincente e tu hai avuto troppe volte bisogno di mettermi in guardia dall’aridità del mondo, dalla mia umanità dispiegata che non conosce sentimenti a metà, e dà troppo o nulla. Forse anche per questo mi pare sempre di non fare abbastanza per te, e questa distanza è un motivo in più per aumentare il senso d’inadeguatezza.

Finirò ancora per rubare troppo spazio a questo incontro e borbotterò per i tuoi silenzi e per la tua esagerata riservatezza, ma io sono abituata a liberare il peso che mi opprime, incastonandolo in versi che nascondono più cose di quanto non esplicitino. Quante volte il tè ha accompagnato parafrasi e riflessioni su quei testi, solo all’apparenza di facile interpretazione. C’è un mondo d’affetti e di consuetudini che non si coglie, si lascia appena dischiuso affinché gli altri lo possano aprire a totale discrezione personale. Ma tu lo conosci, in un certo qual modo lo hai vissuto.

Non lasciamo dunque che si raffreddi, ora è abbastanza tiepido per assaporare il gusto di un arrivederci.

Un forte abbraccio, Stefi

Comments
  1. Posted by Paolo
  2. Posted by Stefania

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