Ed avrai paura di ciò che suscito

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C’è uno spirito d’aquila

trattenuto nel mio pugno,

un cuore d’ossidiana

che racconta

da dove vengo.

Nel mio piglio severo,

nel mio indice di censura,

c’è tenace una radice,

un ramo d’edera che afferra,

assetato,

quel che d’umano e di profondo

ti sopravvive,

ed avrai paura di ciò che suscito

perché è di sangue,

perché è di pianto.

È questa la mia condanna?

Quella che ti spinge lontano

dal mio tono fiero

e dal mio amore minaccioso?

Non so vivere

che così forte da travolgerti,

da attraversarti,

così fragile da svuotarmi,

da prosciugarmi,

allo stesso tempo.

Stefania Calledda, 22 marzo 2011

 

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