Piove su Vicenza (quando anche in Veneto …)

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Parlare di semplice maltempo, mentre infuria l’esondazione del Bacchiglione su più punti del suo percorso, l’alluvione copre la provincia, annegandola di un’immensa distesa d’acqua di cui è difficile definirne i contorni, pare una provocazione.

La cementificazione selvaggia del Veneto costringe la terra a trovare sfoghi improbabili e a sancire uno scontro frontale con l’asfalto per garantirsi una sopravvivenza, là dove il modello capitalista di sviluppo, della crescita a tutti i costi e senza alcuna lungimiranza e attenzione alla natura, ne avrebbe voluto la resa definitiva. La natura si è ripresa il suo spazio.

Questo tempo pare segnato da una precarietà trasversale che colpisce il mondo del lavoro, la politica, ma anche l’equilibrio tra urbanizzazione e ambiente. L’inconsistenza della progettazione futuristica del liberismo per il domani degli uomini e dei contesti in cui vivono pare franare e riempire di fango le strade, ormai ritiratasi via l’acqua.

La storia di un popolo, quel “deposito stratificato di fatiche”, per citare Carlo Cattaneo, che in Veneto è l’orgoglio edificatore d’efficienza, si sgretola come gli argini del Bacchiglione, minaccioso sulle costruzioni palladiane di Vicenza, vanto di portata internazionale.

Il nord-est, traino dell’economia italiana, affonda lo stivale nella cattiva e raffazzonata gestione idraulica del territorio, e mentre punta il dito su Napoli, con l’altra mano bussa alla porta di “Roma ladrona”.

I mass-media hanno parlato poco della questione veneta, poche righe per non dire granché, spesso limitandosi ad un “è piovuto tanto”. Se è vero che il clima va tropicalizzandosi, è anche vero che ci coglie impreparati, direi imbarazzati ad affrontare un pericolo così penosamente conosciuto: le piogge nel nord-est si prolungano insistenti per giorni, il cielo si oscura tanto che è difficile distinguere tra il giorno e a notte; d’altra parte, certo, non sono incoraggianti le politiche di salvaguardia dell’ambiente della gestione amministrativa leghista, il silenzio gettato sui danni al corso del fiume Bacchiglione nella zona del Dal Molin, per i lavori della base militare statunitense, ha qualcosa di tristemente italiano, l’ennesimo scheletro nell’armadio che nessuno osa tirare fuori.

Si è di fronte soprattutto al fallimento politico ed amministrativo della Lega Nord, che da troppi anni insiste su questo territorio ed il malcontento è così palpabile che al solo citarla ricevi reazioni di fastidio. Qualcosa è andato storto, l’ondata xenofoba e razzista, “la sbronza padana”, è giunta all’apice della sua parabola ed ora pare proseguire in fase discendente. Denunciare l’oltraggioso vituperio del territorio veneto, avrebbe il sapore di un attacco mirato ad un’economia che non sa rispettare né il tessuto sociale, né l’ambiente, sfruttato senza pudore nelle sue risorse, ed in cui la politica si è mostrata connivente.

L’alluvione in Veneto è una questione nazionale. Lo ha dovuto ammettere persino il Presidente leghista della Regione Zaia. Peccato che lo sia esattamente come il problema rifiuti di Napoli.

Ma forse, è meglio dire che si è trattato di una catastrofe ambientale inattesa, diciamo che “è piovuto tanto”.

S.C.

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  1. Posted by toni

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